martedì 22 settembre 2015

Inside Out


Sono andato anch'io a vedere "Inside Out" e anche a me è piaciuto molto.

Ogni particolare di questo film è significativo, una metafora dei complessi processi che strutturano la personalità. Chi ha scritto questo film deve avere delle competenze piuttosto approfondite in materia psicologica.

Forse non è il miglior film della Pixar in assoluto, ma è in un certo senso il loro film "definitivo", una sorta di manifesto animato.

OCCHIO: SPOILER! NON LEGGERE DA QUI IN AVANTI SE NON HAI GIA' VISTO IL FILM!

La morale della storia è potentissima soprattutto nell'ambito dell'intrattenimento per ragazzi. Prima del successone della Pixar, praticamente tutto l'intrattenimento per l'infanzia era strangolato dal politically correct. Tutte le emozioni negative erano bandite. Poteva esistere solo la gioia, niente tristezza o rabbia nei personaggi, nemmeno nei cattivi, niente scene disgustose o di paura. Un atteggiamento che tuttora qualche volta si ripresenta nell'industria, quando ci si lascia influenzare dalle fobie di poche mamme da combattimento che vorrebbero mettere i propri figli sotto una campana di vetro, la classica minoranza rumorosa.

Inside Out invece ci racconta l'esatto contrario. Che non solo la tristezza non va rifuggita, ma che può essere addirittura utile, terapeutica. Che la tristezza è una componente della nostra personalità tanto quanto la gioia, anzi, è l'altra faccia della medaglia. Che provare emozioni complesse (come le sfere che alla fine sono multicolori) fa parte del processo di crescita. E soprattutto Inside Out ci dice che le emozioni, tristezza o rabbia o qualsiasi altra che sia, vanno comunicate se vogliamo che risultino utili. La soluzione al problema di Riley non sta nella tristezza in sé, ma nell'aver accettato di provare tristezza e di comunicarlo ai genitori.

E quindi viva la Disney Pixar che ci spiega in maniera così cristallina la filosofia che li ha guidati fin dall'inizio. Ricordate i primi film Pixar? Gli unici ad avere il coraggio di mettere anche in personaggi positivi delle emozioni negative. La paura dell'abbandono, la gelosia, i dispetti, il senso di colpa. Con Inside Out la Pixar per l'ennesima volta ci dice - e lo dice chiaro e tondo - che se vogliamo crescere come individui dobbiamo accettare che i protagonisti in cui ci immedesimiamo sbaglino, conoscano le emozioni negative, che le trasformino in qualcosa di positivo per risolvere i problemi della vita. Solo saltando il fuoco ha luogo l'iniziazione all'età adulta, non girandoci intorno. Solo attraversando le emozioni negative e superandole si struttura la personalità di un ragazzino, non evitandole.

Credo che tutti noi del settore abbiamo tuttora parecchio da imparare da questi signori della Pixar.

PS: Non ho pianto ma ho avuto parecchio magone nell'ultima scena dell'elefante e nella scena finale davanti alla porta.

PPS: Però ho sghignazzato per cinque minuti per la scena del gatto nei titoli di coda. Se non hai riso è perché non hai un gatto.

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