venerdì 29 aprile 2011

Nuovi Mondi

Manu mi ha anticipato, perciò sfrutterò biecamente il suo blog per il materiale illustrativo.

Dunque, come mi segnala il collega e amico Davide Caci, l'Anonima Fumetti - Associazione Italiana Professionisti del Fumetto - ha organizzato, insieme all'Accademia Albertina di Belle Arti (con il patrocinio del Comune di Torino e della Regione Piemonte), un percorso con degli allievi dell'Accademia, di sperimentazione e contaminazione tra linguaggi (tra i docenti c'è Pierpaolo Rovero, noto fumettista), che si va a concludere con una mostra, che si terrà a Torino (con inaugurazione il 24 maggio).

QUI potete scaricare il comunicato stampa con maggiori dettagli.

giovedì 28 aprile 2011

Vite in vendita


Ogni tanto vengo preso da domande esistenziali.

Perché ogni volta che vediamo un animaletto carino vorremmo AVERLO? Perché siamo così ossessionati dal POSSESSO? E mi ci metto dentro anch'io.



La prima domanda che facciamo è "dove posso comprarlo"? Perché bisogna dare un valore monetario a qualsiasi cosa?

Perché - ad esempio - il nostro desiderio, invece di avere con noi tale animale, non può essere piuttosto di andare NOI a vedere tali animali nel loro ambiente?



Ormai è passato qualche annetto da quando abbiamo scoperto che la Terra gira intorno al Sole e che l'uomo proviene dalla scimmia, eppure... Quand'è che impareremo a non vedere NOI STESSI al centro dell'Universo?

martedì 26 aprile 2011

Alan Moore è uno sceneggiatore

Lo so, sembra incredibile ma è così: perfino Alan Moore non è la perfezione incarnata, ma come ogni "normale" sceneggiatore può aver bisogno di qualche aggiustamento.

Mi è tornato in mente leggendo questo post sul blog di Tito Faraci: perfino Alan Moore ha avuto degli editor sui propri lavori.

Ma la cosa che ancora più mi ha stupito è stato leggere alcune sue sceneggiature e paragonarle col prodotto finito. A volte i disegnatori hanno cambiato ciò che Moore aveva scritto nelle sue chilometriche sceneggiature. E nella maggior parte dei casi funziona meglio con le modifiche apportate dai disegnatori rispetto a ciò che c'era scritto in sceneggiatura. Già, perché Alan Moore ha avuto - tra le altre - l'abilità di scegliersi dei GRANDI disegnatori, poco "appariscenti" ma molto "narrativi", perfetti per le sue storie (ma riguardo a Eddie Campbell vi sono pareri discordanti).

Insomma, scoprire che qualcuno può aver MIGLIORATO il lavoro di Alan Moore è stato quasi uno choc, ma - una volta digerita la rivelazione - una liberazione: proprio nessuno è perfetto.

Così mi sento un po' meno imperfetto quando devo correggere un lavoro in seguito alla revisione di un editor.

venerdì 22 aprile 2011

Il ritratto di Dorian Gray


Spesso noi "operatori del settore dell'intrattenimento" (non so più che termini usare...) ci lamentiamo del fatto che alla gente non interessano più l'arte e la cultura. Non leggono più, non ascoltano musica, non vanno a teatro, ecc.

Però mi sono accorto che anch'io non sono così virtuoso. Leggo poco, ascolto poca musica, guardo pochi film, vado a poche mostre, vado raramente a teatro... Certo, quel poco che faccio io magari è più della media italiana, però è sempre poco rispetto a quello che VORREI fare.

Giustamente ci si lamenta del fatto che se la gente va poco a teatro, ancora di meno ci va per assistere a un'opera nuova: ormai si va solamente a vedere i classici, mentre il settore ha bisogno di linfa nuova, che giovani autori crescano e creino. E devo ammettere che anch'io commetto lo stesso "errore". Il problema è che ci sono ancora tanti classici che non ho ancora visto, e a teatro ci vado così raramente... E le poche volte che ho visto opere nuove sono rimasto "scottato" da rappresentazioni forzatamente "d'avanguardia" e fintamente "alternative". Io sono uno a cui piace anche fruire opere non troppo conformiste, ma prima di tutto mi piacciono le storie. Mi si deve raccontare una storia. Se la trama è inconsistente e si riduce tutto a un mero tentativo di "rottura" non vengo "catturato" (tanto più che ormai è stato fatto di tutto sul palco, cacca compresa...). Perciò le poche volte che sono riuscito a interessarmi al teatro ho cercato comunque opere classiche o che si rifacessero a qualcosa di pre-esistente (es.: "Novecento" di Baricco interpretato da Corrado D'Elia e "Darwin... tra le nuvole" di Boschi-Giorello-De Luca). Mi sono detto: ho troppo poco tempo a disposizione per rischiare ancora di buttarlo via in opere strampalate. Già mi sono bastate tutte le interpretazioni pseudo-moderne e insensate di Amleto che ho visto nella mia vita... Però se potessi, se avessi un sacco di tempo e soldi a disposizione, andrei a vedere comunque un sacco di opere teatrali originali per il semplice motivo di arricchirmi culturalmente, correndo volentieri il rischio di trovare qualcosa non di mio gradimento. Pensandoci, posso immaginare che più o meno da questo ragionamento a Oscar Wilde sia venuta l'idea per "Il ritratto di Dorian Gray": un giovane che ha tempo illimitato a disposizione e si dedica anima e corpo a godere dei piaceri della vita, arte compresa.

Comunque il problema è lo stesso anche per la musica. Se a teatro bisogna rappresentare solo classici per avere spettatori (e quindi guadagnarci abbastanza da tenere in piedi la baracca), anche nella musica funzionano (poco) solo i tributi e le cover band che fanno musica super-conosciuta. La musica originale non interessa a nessuno, soprattutto in ambito rock.

Ma torniamo al problema iniziale, ossia il fatto che io non leggo abbastanza, non vedo abbastanza film, non ascolto abbastanza musica, ecc. E mi dico: per forza, sono troppo impegnato a CREARLE io le opere, non ho tempo di fruire pure di quelle altrui... Ma poi mi rendo conto che il problema è universale. Che differenza c'è tra me e qualsiasi altro lavoratore? Perché, l'operaio o l'impiegato o il salumiere hanno più tempo di me? Temo di no.

Non abbiamo tempo. Non abbiamo tempo per il nostro piacere, per lo svago, per arricchirci culturalmente. E gli stimoli sono troppi.

Siamo talmente bombardati da stimoli di tutti i tipi, e allo stesso tempo il lavoro (o la scuola) ci prende talmente tanto tempo ed energie che poi non ne restano da dedicarne alla cultura, all'arricchimento della nostra anima.

Certo, poi è vero che molti il poco tempo libero a disposizione lo impiegano per guardare Buona Domenica, giocare con la Wii, guardare il calcio, andare in discoteca o stare su Facebook... E lì temo che non ci si potrà mai far nulla.

mercoledì 20 aprile 2011

Intuito


Già in passato ho parlato del fatto che scrivendo una storia sia necessario avere "sensibilità", cioè saper capire, lasciando perdere per un attimo i manuali di sceneggiatura, quando in una storia o in una serie è il caso che succeda quella o quell'altra cosa.

Questo lavoro non è matematica. E' molto importante la struttura, la teoria, eccetera. Ma è importante anche aver sviluppato un intuito che ti fa intraprendere una strada anche se pare non ci sia un vero motivo. Questo ha spesso a che fare col carattere dei diversi personaggi, se siamo riusciti a interiorizzarli bene.

Faccio un esempio. Ho questi due personaggi, chiamiamoli Gino e Pino. Poi c'è una ragazza, Lina. Pino sotto sotto ha una cotta per Lina, e la cosa non si capisce se sia corrisposta o meno. Così a intuito mi viene da dire che a questo punto della serie, Lina non deve aver ancora capito se Pino le piace. E anzi per la natura della serie direi che i due anche se potranno "flirtare", scambiarsi battutine, non dovranno mai stare insieme. Sarebbe troppo vincolante per i personaggi e risulterebbe in una vita breve della serie stessa.

A un certo punto di questa puntata Gino e Pino devono separarsi per andare in due luoghi diversi, X e Y. Sentivo il bisogno di movimentare un po' questo schema, ad esempio buttandoci nel mezzo anche Lina.

Dunque, Gino e Pino sono praticamente pari a livello di gerarchia, ma per questioni di esperienza (e di lunga conoscenza col pubblico) Gino è, se non ufficialmente, almeno "moralmente" più legittimato a prendere decisioni. Così ho deciso che Gino scopre che a Lina piace il luogo X, così sceglie di andarci con lei. Naturalmente Pino rosicherà un po', dovendo andare da solo nel luogo Y.

Perché ho deciso di far andare Gino con Lina nel luogo X? Non lo so. E' forse Gino innamorato anch'egli di Lina? Niente affatto. Non ho intenzione, almeno per ora, di mettere i due in competizione per una ragazza. Perché? Non lo so. Voglio forse semplicemente ingelosire Pino e far sì che tramite la sua reazione, al lettore vengano i primi sospetti della sua cotta per Lina? Forse. C'è da segnalare il fatto che in queste puntate per ora questi riferimenti alla trama "romantica" resteranno molto rarefatti e accidentali. Anzi, molti fruitori non coglieranno mai questi segnali e non sospetteranno nulla.

Insomma, non c'è una spiegazione precisa. So che in quel momento della storia e della serie ci stava bene che Gino andasse nel luogo X proprio con Lina. Innanzitutto perché Gino, Pino e Lina (e pure Tino) sono una squadra, quindi non è matematico che Gino e Pino vadano sempre insieme solo perché sono i due protagonisti e sono pari grado. Ha anche a che fare con la credibilità della serie.

E altrettanto non è matematico che Pino e Lina stiano appiccicati solo perché c'è del tenero. A volte scrivendo, concentrandoci sulle motivazioni dei personaggi, rischiamo di farci guidare troppo da dei binari troppo fissi che abbiamo stabilito. "A Pino piace Lina, quindi dovrà in ogni occasione starle attaccato". No, i personaggi così diventano stucchevoli, ridondanti. La realtà non è fatta così. Ci sono delle sfumature nei personaggi che li rendono un po' meno automi rispetto a quello che vorremmo noi per semplicità.

Per esempio Gino potrebbe aver invitato Lina nel luogo X solo per fare un "regalo" a una collega più giovane verso la quale non prova altro che amicizia, senza accorgersi minimamente che lei piace a Pino e in questo modo lo sta facendo involontariamente ingelosire. Quando si tratta di ragionare sulla linea "infatuazione" che collega Pino e Lina bisogna calcolare che ci sono anche altri personaggi, ognuno col proprio carattere e le proprie motivazioni, che possono andare a intersecarsi accidentalmente e senza nessun "calcolo" con la linea tra Pino e Lina.

Questo dà alla storia più verosimiglianza e la movimenta rendendola meno "dritta", anche se il nostro primo pensiero sarebbe quello di concentrarci sulla struttura ed eliminare ciò che riteniamo "superfluo" rispetto alle linee principali, ciò che sembra voler deviare il corso naturale delle cose. E spesso a darci suggerimenti su come rendere meno strutturata e prevedibile la storia è proprio questa specie di "intuito", che si sviluppa ovviamente con la pratica e l'esperienza. Penso che le prime storie che si scrivono siano tutte "intuito", poi studiando sceneggiatura ci si concentra molto sulla struttura, infine con la pratica si finisce per fare un mix delle due cose che ci aiuti a salvare capra e cavoli e divertire il nostro fruitore senza annoiarlo.

venerdì 15 aprile 2011

[ipse dixit] Confucio


Una massima interessante, che ogni operatore di fumetti, tv e cinema dovrebbe tenere a mente, è questa di Confucio:

"Se ascolto dimentico,
Se vedo ricordo,
Se faccio imparo
".


Ovviamente è una frase che parla di come si impara a fare un qualsiasi mestiere. Ma risulta ugualmente interessante se la si legge dal punto di vista del rapporto sceneggiatore-fruitore.

In particolare sono importanti i primi due versi: ciò che viene semplicemente detto in una storia viene più facilmente perso dal fruitore, mentre se un fatto viene mostrato, resterà maggiormente impresso nello spettatore-lettore.

E' esattamente lo stesso concetto della famosa frase "show, don't tell".

Ma anche il terzo verso ha importanza, per questa come per ogni categoria lavorativa: le lezioni di sceneggiatura hanno un valore, ma per imparare a fare davvero questo mestiere non resta che rimboccarsi le maniche e scrivere, scrivere, scrivere.

mercoledì 13 aprile 2011

Grammatica da sceneggiatore


Mi sono accorto che spesso sto attento a come parlo e a come scrivo le mail. Magari scrivo tutto minuscolo, abbrevio delle parole, ma se la grammatica non è buona mi dà fastidio, anche se si tratta di una mail del tutto informale con qualche amico. Mi viene da pensare: io scrivo di lavoro, se mi metto pure io a sbagliare i congiuntivi che figura ci faccio?

Poi ci penso bene e mi dico: "rilassati". Qualche errorino può capitare a tutti, e per la conoscenza media dell'italiano che c'è in giro, i tuoi non verranno notati da (quasi) nessuno.

Mi dico: l'importante è che a parlare un italiano perfetto siano i tuoi personaggi, e che tu sia accorto nel tuo lavoro, le mail colloquiali sono un'altra cosa. Perché se anche scrivere mail o chiacchierare del più e del meno deve diventare un lavoro, sai che barba!

Quindi quando mi accorgo di "irrigidirmi" su alcune mail, e di passare cinque minuti a cercare di ricordarmi una regola grammaticale relativa a qualche costruzione inusuale che sto usando in quel momento, giusto per ricordare a un amico dove ci si troverà quella sera per bere una birra, mi dico "rilassati" e la scrivo in maniera il più colloquiale possibile, fregandomene per una volta della grammatica.

Ma "io sò" no, quello proprio non si può leggere, nemmeno negli sms!

lunedì 11 aprile 2011

Resoconto su Crevalcore


Come già detto, il 25 marzo io e Donald Soffritti abbiamo tenuto due incontri per i bambini e uno per tutti presso la biblioteca di Crevalcore (BO).

Alessandra Serra, insegnante del luogo molto attiva, ha creato una bella presentazione di resoconto dell'incontro, che potete vedere a QUESTO LINK.

La cosa che mi inorgoglisce maggiormente è che - a quanto mi riporta l'insegnante - dopo l'incontro i ragazzi si sono esaltati parecchio e hanno tappezzato la classe di fumetti creati da loro.

Bravi, ragazzi!

venerdì 8 aprile 2011

Maddalena61


Ho scoperto questa attrice e "vlogger" per caso su YouTube, ma voglio condividere questo suo video.

Lei parla dal punto di vista dell'attore ma vale benissimo anche per fumettisti, sceneggiatori, musicisti e qualsiasi altra categoria.


lunedì 4 aprile 2011

Do svidaniya

Saluti a tutti: parto per qualche giorno per San Pietroburgo, dove suonerò coi Kiss Konfusion.

Se cadesse l'aereo ricordatemi così, uno che scribacchiava e strimpellava perché non sapeva che altro fare.

Ci si rilegge (spero) presto.

Giorgio

venerdì 1 aprile 2011

[flash] Il Renzo furioso


Dal Corriere della Sera:
Renzo Bossi in Sicilia sulle tracce del bisnonno.


Periodi letterari


A causa della mia attività sia "sceneggiatoria" che musicale, per forza di cose succede che io riesca molto raramente a leggere per il puro piacere della lettura.

Il più delle volte leggo qualcosa quando vado a letto (tardissimo, solitamente), un paio di pagine e poi crollo.

Quindi mediamente leggerò a dir tanto 10 pagine alla settimana. Non sempre, alle volte per fortuna riesco a leggere di più, magari leggo qualcosa che mi prende talmente tanto da impedirmi di dormire anche se sono cotto. Però in genere, a parte le eccezioni, capita che un romanzo mi duri ere geologiche.

La cosa mi scoccia parecchio: ci sono ancora tanti di quei libri e fumetti che vorrei leggere, che sono lì ad aspettarmi sugli scaffali, mi sento ancora così ignorante e sono così tante le cose che vorrei conoscere, che questo ritmo lumachevole di lettura mi dà ai nervi.

L'unico aspetto positivo, è che durandomi così tanto i libri, restano in certi casi ancora più legati ad alcuni periodi della mia vita.

Alle volte se ripenso a un libro mi torna in mente cosa succedeva nella mia vita in quel periodo, o viceversa se ripenso a un momento particolare del passato mi capita di pensare "Già, era il mese in cui stavo leggendo il romanzo Tal dei Tali"... che in fondo non è male come cosa. Ci sono periodi legati a "colonne sonore", canzoni che riportano alla mente momenti precisi della propria esistenza, ma è bello se succede anche coi libri, coi fumetti, o ad esempio con le serie tv che guardo in dvd. Ad esempio c'è stato un periodo qualche tempo fa in cui tutte le mattine a colazione mi guardavo "In Treatment", ed è indissolubilmente legato a un mio preciso percorso personale, in cui anche la psicologia ha avuto il suo peso.

Interessante anche quando per qualche motivo lascio a metà un romanzo e poi lo riprendo dopo tanto tempo. Ci vuole un attimo per ricordarsi che cos'era successo in precedenza nel corso della storia, ma in fondo è come ritrovare un vecchio amico con cui si era lasciato un discorso in sospeso.

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