venerdì 19 novembre 2010

Inception reloaded


Stavo facendo una riflessione accessoria sul film "Inception" di Chris Nolan.

Il regista secondo me, come già ha fatto con "The Prestige", ha cercato di fare una riflessione meta-narrativa e di dirci come funziona secondo lui una storia, come si fa a far passare un messaggio attraverso la narrazione.

Lo racconta quando i protagonisti discutono su come innestare un'idea in una vittima.

Prima di tutto l'idea dev'essere molto semplice e immediata.

Poi se l'enunciazione è positiva è più efficace rispetto a un'idea negativa. Nel caso specifico i protagonisti invece di dire alla loro vittima "non portare avanti l'impero industriale di tuo padre", decidono di fargli pensare "voglio creare qualcosa di mio", portandolo anche a riconciliarsi con la figura paterna piuttosto che ad arrabbiarsi ulteriormente con lui.

Questo funziona per qualsiasi idea. Per fare un esempio banalissimo, in una storia piuttosto che "non inquinare" funziona di più il messaggio "rispetta la Natura". E così per qualsiasi messaggio anche socialmente impegnato che volessimo comunicare in una nostra storia. E' un meccanismo psicologico innato nell'uomo, fin dall'infanzia: se si dice a un bambino "Non correre", la cosa a cui penserà istintivamente è la parola "correre", purtroppo la negazione raramente funziona. E se funziona il bimbo crescerà un po' frustrato per tutte le negazioni cui si è abituato a sottostare. Molto meglio (non lo dico io, ma gli psicologi) dire a un bambino "vai piano", quindi. Poi mi rendo conto che fare il genitore non è certo facile, ma qui sto divagando.

Altra riflessione importante riguardante la comunicazione di un messaggio allo spettatore o lettore, riguarda il COME: attraverso i vari "livelli di sogno" prima comunicano l'idea alla vittima, la presentano non come un'imposizione ma come una semplice "possibilità", un'eventualità su cui riflettere. In un secondo tempo investono questa idea di una carica emotiva in modo che la vittima si convinca dell'importanza di essa.

Lo stesso vale per le storie che scriviamo. Se il messaggio dev'essere "rispetta la Natura", dobbiamo far vedere prima il mondo inquinato, poi presentare la possibilità di rispettare la Natura, infine far sì che il nostro protagonista sia emotivamente colpito dal tema della storia e del messaggio. Ad esempio all'inizio è uno che se ne frega, inquina a più non posso nonostante sua moglie gli dica continuamente di non farlo, e anzi la prende in giro per le battaglie ecologiche di lei. Poi però la stessa moglie rimane uccisa per aver bevuto acqua contaminata dai residui lasciati nel terreno da un ex impianto chimico, per cui il protagonista si sente in colpa per essersene sempre fregato e lo scopo della sua vita diventerà far bonificare l'area chimica e creare un parco che intitolerà alla persona che amava. E in tutto questo verrà anche incriminata la società dell'impianto chimico negligente, giusto per gradire. Così, il messaggio "rispetta la Natura" viene investito da una carica emotiva interna al personaggio con cui ci immedesimiamo, e raggiunge più profondamente lo spettatore, piuttosto che gridargli in faccia sterilmente che non bisogna inquinare.

Ma la riflessione vale non solo per le storie, il cinema, ecc. Va estesa a qualsiasi tipo di messaggio: quelli veicolati dalla pubblicità, o dalla politica ad esempio.

Insomma, questo "Inception" si è dimostrato una miniera di riflessioni narrative!

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