mercoledì 28 ottobre 2009

In concerto a Lucca


Per chi fosse interessato, io sarò a Lucca Comics & Games venerdì e sabato.

Chi ci sarà venerdì pomeriggio, non può mancare a un concerto che ha dello storico: ben tredici fumettisti - tra cui il sottoscritto - si esibiranno sul palco per una "jam" organizzata da Sergio Algozzino, decisi a fare tutti insieme un bel po' di rock and roll!

Ecco gli estremi:

COMICS JAM
Venerdì 30 ottobre - h 16
Palco di Lucca Comics & Games


Fumettisti-musicisti:
Giorgio Salati - voce e chitarra elettrica
Sergio Algozzino - voce
Riccardo Secchi - chitarra elettrica
Renato Genovese - batteria
Bruno Olivieri - chitarra elettrica
Giuseppe De Luca - chitarra elettrica
Alex Crippa - batteria
Matteo Casali - voce
Riccardo Burchielli - basso
Sergio Badino - voce e armonica
Antonio Dessì - voce
Francesco Abrignani - batteria
Antonio Sualzo Vincenti - sassofono

Il divertimento è assicurato, vi vogliamo vedere sotto palco!

giovedì 15 ottobre 2009

Topolino n. 2813


Su TOPOLINO n. 2813, in edicola da mercoledì 21 ottobre, trovate la terza puntata della saga "Topolinia 20802".

Soggetto: Fausto Vitaliano
Sceneggiatura: Giorgio Salati
Disegni: Casty

Buona lettura!

mercoledì 14 ottobre 2009

lunedì 12 ottobre 2009

Fumettisti da Nobel


Il Nobel per la Letteratura è stato conferito a Herta Muller, una scrittrice poco conosciuta.

Il blog fumettistico del quotidiano francese Le Monde "Le comptoir de la BD" lancia la proposta di un autore di fumetti da candidare allo stesso premio per il 2010.

Tralasciando quelli passati a miglior vita che l'avrebbero sicuramente meritato (Barks, Goscinny, Schulz per dire i primi che mi vengono in mente), io ho principalmente un nome in mente: ALAN MOORE, uno dei più grandi geni letterari del nostro secolo. Quanto a "cervello" lo metto sullo stesso piano di Einstein e Leonardo Da Vinci. E chi di voi non lo conosce bene non si faccia ingannare dalle versioni cinematografiche delle sue opere, si vada a leggere direttamente i fumetti.

Alternativamente, altri che meriterebbero sono Art Spiegelman, Quino e Bill Watterson.

E voi che cosa ne pensate? Chi candidereste?

venerdì 9 ottobre 2009

Tu vuo' fa' l'americano


Ringrazio il sito "Disney Comics Worldwide" per avermi intervistato circa la pubblicazione in corso degli Ultraheroes sulla testata statunitense "Walt Disney Comics & Stories".

Per leggere l'intervista > CLICCATE QUI <

Buona lettura!


giovedì 8 ottobre 2009

Ipse Dixit: Marx (Groucho)


"Non dimentico mai una faccia, ma nel tuo caso farò un'eccezione."

"Abbiamo recitato in città in cui oggi mi rifiuterei di essere seppellito."

"La prima cosa a sparire quando un paese viene trasformato in uno stato totalitario è la commedia e i comici. Poiché le persone ridono di noi, non credo che capiscano davvero quanto siamo essenziali per la loro salute mentale."

"Mi sono sposato davanti a un giudice. Avrei dovuto chiedere una giuria."

"Non voglio far parte di un club che persiste a volermi accettare come membro."

"Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza a leggere un libro."

martedì 6 ottobre 2009

WDC&S #699


Come annunciato dall'interessante blog Disney Comics Worldwide, domani c'è anche un'altra uscita degna di nota: negli Stati Uniti viene pubblicato dai Boom! Studios il numero 699 di Walt Disney Comics & Stories, che vedrà al suo interno la saga degli Ultraheroes, alla cui ideazione ho partecipato insieme a Secchi, Ferrari, Cordara, Ghiglione, Turconi, e tanti altri autori.

Lo so, lo so, ci sono degli errori nei credits...

Topolinia 20802


Da domani su Topolino esce una serie in 4 puntate intitolata "Topolinia 20802", di cui ho sceneggiato il terzo episodio (in edicola il 21 ottobre).

Gli altri autori di questa serie sono: Fausto Vitaliano, Alberto Savini, Marco Ghiglione, Casty, Lorenzo Pastrovicchio, Giuseppe Dalla Santa.

Buona lettura!

lunedì 5 ottobre 2009

Conflitto interiore

* DISCLAIMER - a scanso di equivoci, meglio ribadire: le mie non vogliono essere "lezioni" di sceneggiatura, ma semplici considerazioni "auto-didattiche" che mi sovvengono man mano che faccio il mio lavoro, quindi del tutto personali. E, naturalmente, aperte a confutazioni. *


Ritornando per un attimo sul post precedente, c'è da notare che spesso in una storia la dimensione morale di un personaggio salta fuori tramite un conflitto interiore.

Se un personaggio stesse per fare qualcosa di ingiusto, e alla fine dopo un lungo conflitto interiore decidesse di fare la cosa "giusta", oppure se dopo aver fatto qualcosa di negativo si pentisse e rimediasse, o, ancora, se dopo essere stato punito per essersi comportato male avesse imparato la lezione, ecco che il lettore può percepire la dimensione morale. Magari una dimensione morale nata o cresciuta proprio grazie al conflitto interiore. Un insieme di pensieri, emozioni, contraddizioni, errori, eccetera, che testimoniano la complessità di una decisione e i sentimenti contrastanti circa una questione di tipo morale. Ci sono storie in cui crediamo che il protagonista non sia capace di atti moralmente degni, ma dopo il conflitto interiore il personaggio cresce e scopre dentro di sé una dimensione morale inizialmente sconosciuta. Se vogliamo il "Canto di Natale" di Dickens potrebbe essere una metafora di questo archetipo narrativo. Questa dimensione alle volte cresce a discapito di una convinzione rigida e/o moralista del protagonista.

Tutto il "Signore degli anelli" è giocato sul conflitto interiore di Frodo che da una parte vuole salvare il proprio mondo, e dall'altra sente il richiamo del potere scaturito dall'anello. Che sia "morale" salvare il mondo di Frodo non lo percepiamo da un'etica generica, ma solo dal fatto che ci siamo affezionati ai suoi abitanti conosciuti lungo la storia. E' la morale personale di Frodo, se la condividiamo è solo perché filtrata dalle sue stesse emozioni. Se guardiamo in fondo al cuore di Frodo sappiamo che lui ci tiene ai suoi amici hobbit, quindi in un certo senso la dimensione morale sta lì, in fondo al cuore del personaggio.

Io sono un grande "sostenitore" del conflitto interiore, credo che dia una profondità particolare ai personaggi. Senza di esso, si comporteranno sempre alla stessa maniera, come degli automi senza vita. Zio Paperone non sarebbe capace ogni tanto di gesti di generosità - che tanto ci piacciono da lettori perché sappiamo quanto sia difficile per lui essere generoso - se non avesse dei conflitti interni. E la cosa divertente è proprio il fatto che per lui essere generosi è molto diverso da quello che gli altri intendono per generosità. Ecco che quindi ognuno ha la sua personale dimensione morale!

giovedì 1 ottobre 2009

Dimensione morale


Mi sono accorto che una questione di cui parlo spesso quando si parla di narrazione - alla conferenza al Salone del Libro di Torino l'avrò tirata fuori dieci volte - è quella della dimensione morale dei personaggi.

E' una delle cose che fanno la differenza. Prendete i Simpson e i Griffin. Homer Simpson per quanto possa essere stupido, egoista, addirittura fastidioso, ha sempre un senso morale che gli permette di riscattarsi sempre dai disastri che provoca. Posto davanti a una scelta, seppure con qualche esitazione sceglierà sempre la sua famiglia, o comunque finirà per fare la cosa giusta, o rimediare quando ha fatto la cosa sbagliata. O, almeno, verrà punito quando si sarà comportato male. Nei Griffin invece questo aspetto è per lo più assente, e se c'è diciamo che è nascosto molto bene. Peter Griffin non solo è stupido, egoista, eccetera, ma è decisamente antipatico. Sembra non avere nessun rispetto nemmeno per la sua stessa moglie. Quello che fa non è "trainato" da una dimensione morale che - seppur attraverso vie impervie - lo porterà a una conclusione che soddisfi il bisogno di giustizia insito nello spettatore. C'è gente che preferisce i Griffin, ma non è un caso se sono molti di più quelli che adorano i Simpson.

Il discorso vale per qualsiasi altro ambito. Un Paperone che taglieggia i parenti, un Paperino che si occupa unicamente di svaligiare il salvadanaio dei nipotini, risultano fastidiosi, se non sono accompagnati da una personale dimensione morale. Paperone può trattar male Paperino, essere sarcastico, ma si sente quando sotto c'è di più che il semplice scherno fine a se stesso. Se Paperone ridicolizza il nipote perché in realtà è preoccupato che egli smetta di fare lo spiantato e cominci ad accumulare ricchezze per diventare finalmente qualcuno - secondo un suo personale metro di giudizio - lo sentiamo. Non c'è alcun dubbio. I personaggi che usiamo per le nostre storie non sono dei semplici giocattolini da scatenare l'uno contro l'altro per il nostro personale divertimento di autori, ma sono la proiezione dei sentimenti e delle aspirazioni dei nostri lettori, pertanto vanno rispettati. Anche maltrattati, se necessario, ma con affetto. Sembra un paradosso ma non lo è.

In alcune storie di Barks - sempre lì si va a parare! - Paperino funge addirittura da voce della coscienza nei confronti dello zione. Quella voce, è la dimensione morale con cui Paperone si trova perennemente in conflitto. Una persona in possesso di tanta ricchezza potrebbe permettersi qualsiasi cosa. Paperone invece ha un - seppur labile - senso della misura. Se esagera poi si vergogna, soprattutto davanti allo sdegno dei nipoti. Verso i nipotini poi ha un riguardo tutto particolare. Questa è la dimensione morale. E fa la differenza, non c'è dubbio.

Mi è capitato di assistere a storie (fumetti, cinema, narrativa) in cui gli autori si divertivano a fare i cinici, i pulp, svuotando il contenuto di ogni dimensione morale. Senza contare però che nel vero pulp cui tutti fanno riferimento, quello di Tarantino, la dimensione morale è fortissima. Ed è questo che fa la differenza tra i film di Tarantino e i veri b-movie degli anni '70 cui solitamente il regista fa riferimento. Di pulp, i suoi film hanno l'aspetto e la forma esteriore, ma dentro i personaggi sono molto profondi, e spinti da una dimensione morale molto forte. Magari un po' particolare, personale, distorta, ma sempre di quello si parla. Come lo vogliamo chiamare il motivo che spinge Mr. White a vegliare su Mr. Orange che si è preso una pallottola durante la fuga insieme, se non dimensione morale? E che dire di Butch che dopo aver truffato un boss di Los Angeles non può partire finché non ha recuperato l'orologio di suo padre?

Proprio questo è ciò che ha reso i personaggi di Tarantino tanto interessanti: con lui abbiamo scoperto che anche i malavitosi possono avere una quotidianità, una morale, una "deontologia professionale". A questo proposito consiglio senz'altro la lettura di "Come una bestia feroce" di Edward Bunker.

Io sono tutt'altro che un moralista o un buonista. Chi mi conosce lo sa, ma direi che non ne ho nemmeno l'aspetto... Però c'è una grossa differenza tra bontà e buonismo, morale e moralismo... Essere moralisti significa essere intransigenti su un insieme di schemi identificati come morale comune, per nascondere un'incapacità di avere una morale propria. Quindi, in un certo senso, morale e moralismo sono gli esatti opposti l'uno dell'altro. Questo in una storia si sente moltissimo.

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