venerdì 19 giugno 2009

Stanislavskij


Un concetto che mi capita di ripetere spesso, è che il lavoro dello sceneggiatore è per certi versi molto simile a quello dell'attore.
Per poter rendere dei dialoghi credibili, devo immergermi totalmente nella psicologia di un personaggio e farlo vivere e agire dentro di me, quasi alla stregua del famoso metodo Stanislavskij.

Se devo scrivere di una ragazza innamorata di un ragazzo, devo provare davvero quel sentimento. In quel momento - al di là del mio reale orientamento sessuale - devo essere una ragazza innamorata di un ragazzo, e di conseguenza devo scrivere nei dialoghi ciò che davvero quella ragazza potrebbe dire a quel ragazzo. Devo essere un bambino cui hanno rubato la palla. O una vecchietta che si lamenta coi vicini di casa.

Non è facile, chi fa questo mestiere lo sa. Ancora di meno lo è in certi casi scrivendo per personaggi umoristici. Se devo sceneggiare Paperino che cerca di riconquistare Paperina, devo davvero voler bene a Paperina come glie ne vuole Paperino (questo l'ho già scritto tempo fa). Mica facile innamorarsi di una papera di carta!

Ancora più difficile quando il personaggio in questione è in palese contrasto coi nostri sentimenti personali. Se sto scrivendo una storia di stupro o omicidi, devo entrare nella testa dello stupratore e desiderare la violenza, lo stupro, l'omicidio. Se no non risulterebbe credibile. Lo stupratore agirebbe in maniera troppo distaccata, e non avremmo ottenuto l'effetto, l'indignazione se vogliamo, desiderato. Se devo scrivere di un generale delle Schutzstaffel, gli ebrei li devo odiare per davvero, nell'ambito circoscritto della scena col generale.

Ma quel limite che circoscrive il nostro lavoro, alle volte diventa labile. Alle volte ci si emoziona talmente tanto, nello scrivere una scena, da restarne persino turbati anche al di fuori, nella vita privata. Ho sentito che questo succede spesso anche a certi attori.
Altre volte ancora, il vortice di emozioni creative può essere talmente sfibrante, da lasciare esausti, "svuotati" di ogni emozione, addirittura apatici.

Non è facile, ma si sa, non esiste un lavoro facile al mondo.

1 commento:

Giangidoe ha detto...

Già. Del resto, credo ne esistano pochi altrettanto belli ;)

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