venerdì 17 agosto 2007

Prossime storie su Topolino

Nelle prossime due settimane escono due mie storie su Topolino!

Su Topolino 2700, in edicola da mercoledì 22 agosto, trovate "Paperoga e gli ingiusti aggiustamenti", per i disegni di Ottavio Panaro.

Su Topolino 2701, in edicola da mercoledì 29 agosto, dovreste trovare invece "Paperinik eroe immobile" per i disegni di Roberto Vian, perché a quanto pare dai risultati del sondaggio su www.paperinikcontrotutti.it , a vincere la sfida tra i quattro supercattivi nella saga intitolata appunto "Paperinik contro tutti" è stato Mr. Invisible, che tornerà a fronteggiare il superpapero proprio nella storia da me sceneggiata.

Buona lettura e buone vacanze (a chi, come me, non ci è ancora andato)!

Giorgio

sabato 4 agosto 2007

Bambini

Oggi - stanotte - stavo facendo una riflessione sul fumetto e ho deciso di "postarla" sul blog sperando di far riflettere anche voi. Vorrei spezzare un'arancia... cioè, una lancia a favore di chi produce fumetti con un occhio di riguardo nei confronti dell'infanzia. Perché oggi tutti i "media" dell' "entertainment" (ohmioddio non so più scrivere in italiano!) hanno prodotti diretti ai bambini. Dal cinema (Harry Potter e Shrek sono successi mondiali) alla tv (il pomeriggio in compagnia di Goku & co. sembra diventato un must, io mi divertivo con i Transformers... Toh! Quelli si sono TRANSferiti al cinema!), ai videogiochi per pc, playstation e console varie. Anche i cellulari a forza di giochini, suonerie, sfondi, covers, ecc. hanno la loro sezione dedicata ai più piccoli. Perfino internet, il "medium" più malandrino (chi conosce la spassosa canzone "Internet is For Porn" dal musical "Avenue Q"?) ha le sue diramazioni dedicate all'infanzia, seppur poche.

E il fumetto? A quanto pare il fumetto un po' lo fa e un po' se ne vergogna. Da una parte troviamo qualche testata con dichiarato target rigidissimo: "Per i bambini dai 5 anni e otto mesi ai 7 anni e 2 mesi, 12 giorni, 4 ore, 32 minuti e 14 secondi". Se lo sfogli un secondo dopo aver passato il target ti arrestano. Probabilmente agli autori forniranno delle tabelle con tutti i termini mediamente conosciuti da un infante di quell'età e se butti lì un "precipuamente" hai un richiamo ufficiale. Con un "emopoiesi" ti licenziano in tronco.

Dall'altra parte invece hai fumetti che pur avendo un'utenza trasversale hanno sempre avuto un occhio di riguardo verso i ragazzini e che ora sembra quasi se ne vergognino. Perché i lettori sono cresciuti, e quindi vogliono temi adulti, introspezione, azione, che diavolo! Basta con le ragazzate! E lo pretendono da Superman e da Paperino. Nel fumetto sembra esserci una specie di complesso, per cui essendo sempre stati considerati "una roba da bambini" invece di un'arte come dovrebbe, chi ne è appassionato sente il bisogno di ribadire a tutti i costi la dignità del nostro amato mondo cartaceo, cercando di discostarsi il più possibile dalle "ragazzate". Per carità, io stesso amo nelle mie storie su Topolino aggiungere introspezione, qualche sotterraneo tema adulto, magari citando film che sicuramente i bambini non conoscono, cercare di confezionare una "millefoglie" che piaccia a tutti... ma questo quasi "disprezzo" per l'infanzia nel fumetto a cosa porta? Se non ci sono bambini che leggono fumetti, chi li leggerà domani? Noi li leggiamo perché da bambini ci hanno appassionato. E a me da piccolo appassionavano tante cose ma mi appassionavano pure i Transformers, che già all'epoca erano una discreta cagata. Non vedo l'ora di vedere il film!

Da bambino alle volte venivo rapito dagli alieni. Questi alieni si chiamavano Carl Barks, Goscinny, Charles M. Schulz, Jacovitti. Le storie dei paperi di Barks, Asterix, i Peanuts, Jak Mandolino, mi assorbivano talmente tanto che il mondo per me restava lontano milioni di anni luce. Eppure non erano una ragazzata. Tutt'oggi se apro uno qualsiasi di questi fumetti vengo risucchiato, e a ogni lettura quando chiudo l'albo ho avuto una nuova rivelazione, perché i temi e gli "strati" arrivano talmente in profondità da non sentirti mai abbastanza "adulto" da non poter imparare qualcosa alla prossima rilettura.

Un concetto che gli altri media hanno ben presente. Non ditemi che Shrek è pensato solo per i bambini: chi si sganascia davvero sono gli adulti!

Le storie Disney, Barks compreso, hanno sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dei piccoli. Perché loro sono il futuro. Perché invece di considerarli una rottura o una palla al piede che "non mi permette di andare a fare l'happy hour in Corso Como che mi hanno detto una volta è passato di lì il cercopiteco domestico di Odoacre del Grande Fratello" e abbandonarli alle isterie di suonerie per i cellulari, video con le insegnanti in tanga, calciatori e veline, Paris Hilton e Fabrizio Corona, fissazioni per l'abbigliamento, parcheggiandoli in scuole che li segregano per 10 ore al giorno, forse bisognerebbe educarli, che non significa insegnargli a fare il baciamano e a riconoscere il coltello per il pesce, ma NARRARE loro delle storie in cui si ritrovino e che li appassionino. Il metodo più antico del mondo, quello delle storie per insegnare.

Perché i bambini non sono dei piccoli adulti. E' vero, forse a 7 anni sanno già tutto sul sesso e una volta non succedeva, ma sono sempre bambini. Là fuori l'uomo nero c'è ancora e loro ne hanno paura oggi come ieri. E si emozionano ancora quando si trovano davanti ai grandi temi che discutono i grandi valori: l'amicizia, l'amore, la famiglia, e - perché no - la contrapposizione tra la vita e la morte. A proposito di quest'ultimo argomento voglio dire a coloro che vorrebbero i fumetti sempre "politically correct" e scevri di ogni problema che sono convinto che i bambini siano in grado di gestire il concetto di "pericolo di morte" meglio degli adulti (certo, senza insisterci con particolari cruenti e shockanti). Perché LORO non hanno i dubbi che abbiamo noi sulla vita, e per loro la morte non ha una valenza angosciante quanto lo ha per noi. LORO, quando giocano, si sparano, si minacciano di morte, quando gli "sparano" si buttano a terra fingendosi stecchiti, eccetera. Perché loro non sanno davvero in cosa consiste la morte (come se noi lo sapessimo!), per loro la vera sfida è diventare grandi.

Ma mi sono dilungato.

Concludendo, questo mio post vuole essere una ode a tutti coloro che scrivono, disegnano, pubblicano fumetti per TUTTI, con un occhio di riguardo per i bambini. Perché una storia interessante raccontata in maniera complessa la capisce un adulto, narrata in maniera semplice la può capire anche un bambino, e allora ecco che il fumetto può essere un anello di collegamento tra l'adulto e il bambino, come quando mio padre, sperando che non li riducessi a pezzettini, sapendo che mi sarebbe stato più utile di un corso di filosofia alla Sorbona, mi prestava i suoi amati Peanuts o "Io Paperino".

Tante critiche si potranno fare alla Disney in quanto multinazionale, eccetera eccetera. Ma una cosa non le si può togliere: tutt'oggi Topolino pubblica per tutti con un occhio di riguardo ai bambini, che secondo me è un gran merito.


Giorgio

P.S.: Per chi se lo dovesse chiedere: no, non ho bambini. Non ho nemmeno animali domestici. Il massimo che ho avuto è stato qualche criceto. Il mio preferito si chiamava Isidoro, detto Lillo.
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